Ghostwriter # 1

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Interno notte – Stanza nella semioscurità: solo la luce del monitor e quella pallida di un lampione, filtrata da una tenda sottile e piuttosto lisa. Un uomo scrive seduto alla propria scrivania, batte i tasti del computer con furia. In sottofondo: rumore della pioggia che cade incessante.

Un giorno avrò il coraggio di iniziare un racconto come una vecchia fiaba. Un inizio che possa essere trasferito da un testo all’altro, più o meno come l’ouverture di un’opera barocca, adattabile alla bisogna. Sarà un notevole risparmio di tempo e di energia. Ma, nonostante l’idea mi attiri, l’istinto ancora me lo impedisce. E non è che mi sia così chiaro di che istinto si tratti. È umano. Questo credo di poterlo affermare con un certa sicurezza. Forse si tratta dello stesso istinto che mi spinge alla ricerca dell’incipit perfetto, cosa assurda dal momento che di quell’opera lì non sarò mai l’autore. Ufficialmente, almeno.
Ma tutto ciò con il racconto che voglio scrivere ora c’entra poco o nulla. Divago. E divagare, in un racconto, è peccato. Infatti, ecco, sto già sbagliando tutto. Il problema è che non sono abituato alla libertà. E anche questo è un dato di fatto. Prendere l’iniziativa, scrivere in nome e per conto di me stesso, mi dà alla testa e mi confonde. E forse, tutto considerato, non è neppure del tutto colpa mia. Ogni parola, ogni riga, ogni paragrafo che ho scritto negli ultimi cinque anni ha avuto un committente. Nulla è accaduto spontaneamente, per il piacere di farlo o semplicemente per fare qualcosa. Qualcuno m’ha detto: scrivi questo e quello, e non farti domande. Poi, ho solo atteso il bonifico bancario.
Faccio questo di lavoro: Scrivo per gli altri. Della libertà non so che farne. Vivo in un sublime nulla.
Ora però voglio dimostrare a me stesso di avere un po’ di coraggio. Confeziono un incipit degno di questo nome. Un incipit mio, per una volta. Un incipit degno della mia opera. Memorabile, attraente, che contenga tutto ma anche il contrario di tutto. Che mi contenga.
Lo so: la questione dell’incipit è delicata. È facile cadere nello scontato. Ma che posso farci se nella mia idea di racconto una tempesta si stava abbattendo su Milano, e la notte era buia e tempestosa? Pioggia scrosciante, gocce trasformate in minuscoli aghi di ghiaccio. In poche parole quella notte, la notte, era una notte da lupi, perfetta per un racconto horror.
Detto ciò, inizio a sospettare che attaccarmi a questa storia del clima come ad una cosa di primaria importanza possa essere un altro errore. Non vorrei sembrare pedante. Mi dico: scrivi e piantala lì. Lambiccarsi su certe cose è solo una gran perdita di tempo. Si potrà dire che la pioggia, l’oscurità servono all’atmosfera del racconto. Un horror è pur sempre un horror. I lettori, dicono i bene informati, vogliono riconoscere al primo colpo d’occhio. Cercare l’orientamento consuma energia, e oggi di energia da sprecare non ce n’è più. È questo il segreto? Una cosa è sicura: I lettori non amano l’incertezza, anzi la odiano più di ogni altra cosa. Poche righe e devono sapere. Una necessità per la mente, dicono. Un dannato paradosso, dico io, se penso a tutte le cose in cui mi perdo e non mi raccapezzo più.

Informazioni su flaviovillani

Sono nato a Milano nel 1962. Ho una formazione scientifica, ma mi interesso da sempre di letteratura, in primo luogo come lettore, poi (forse influenzato da un padre autore di romanzi, racconti e saggi) anche come scrittore. Nel 1987 mi sono laureato in medicina, e da allora svolgo la professione medica come neurologo clinico e ricercatore. Nel mio campo professionale sono autore numerosi articoli pubblicati su riviste internazionali. Ho completato la mia formazione professionale negli Stati Uniti dove ho vissuto circa tre anni; tale esperienza è forse alla base del respiro (spero) non troppo provinciale della della mia scrittura. Il mio percorso letterario mi ha portato inizialmente verso la poesia e il teatro, ma il mio interesse è oggi focalizzato sulla narrativa. Dopo una lunga fase di apprendistato dedicata alla scrittura di racconti di vario genere e dimensione, nel 2013 ho pubblicato il mio primo romanzo per Laurana Editore. Qualche anno fa ho pubblicato una piccola raccolta di poesie, “Gli assedi del nulla” (Editori della Peste, 2007), composta da alcuni sonetti e da altri componimenti a verso libero. Ho composto per il teatro la tragedia “lirica” in tre atti “Il canto di Semmelweis”, pubblicata (con il supporto del grande drammaturgo e regista Renzo Casali, purtroppo oggi scomparso) sulla rivista Teatro 07 (Editori della Peste, 2008), ispirata al saggio di Ferdinand Céline sul dottor Semmelweis. Il mio Blog ha la scopo di raccogliere e presentare alcuni fra i miei lavori di narrativa, teatro e poesia.
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5 risposte a Ghostwriter # 1

  1. mariannapuntog ha detto:

    – No guarda, io che di tempo ne ho veramente poco, mi son seduta qui un attimo, e ho letto senza distrarmi, senza buttar via, questo perché ho subito capito, al volo, che non avrei perso energia.

  2. mariannapuntog ha detto:

    Ah un’altra cosa… già che ci sei non è che potresti scrivermi una cosa.. *** no no scherzo 🙂

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